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BRAM STOKER
Dracula
Accompagnato da ininterotta fortuna, riconfermata dal successo del film di Francis Ford Coppola, Dracula di Bram Stoker è l’ultimo grande romanzo gotico e al tempo stesso, forse, il più famoso: spettrale, altero, spietato e sottilmente erotico, il pallido Conte (il cui nome è ormai sinonimo di vampiro) appartiene a quei pochi personaggi che entrano a far parte dell’immaginario collettivo, impongono un genere, divengono un simbolo, una sorta di dimensione. «Una figura», come notava Thomas Wolf, «che costringe a confrontarci con misteri primordiali: la morte, il sangue, l’amore e i loro reciproci legami», cosicché «il risultato cui Stoker perviene è questo: ci fa comprendere, attraverso la nostra esperienza, perché si dice che il vampiro sia invisibile allo specchio. Egli c’è, ma noi non lo riconosciamo, dal momento che il nostro stesso viso lo cela.»

L'ospite di Dracula
In questi quattro racconti, una vera gemma per gli amatori del genere e che Stephen King definì «assolutamente magnifici», Bram Stoker si conferma un abilissimo manipolatore di trame e un grande creatore di macabre atmosfere, immergendo il lettore in un mondo da incubo popolato da gatti sanguinari (La squaw), vagabondi assassini (Il funerale dei topi), lupi dai canini affilati come coltelli (L’ospite di Dracula), fantasmi persecutori animati da una nuova vita perversa (La Casa del Giudice). L’ospite di Dracula, tra l’altro, rivela al lettore un sorprendente «antefatto», delizioso a leggersi con il «senno di poi», che l’autore stralciò dal romanzo e che, letto oggi, acquista un sapore tutto particolare.